Io e Carlo ci siamo conosciuti tra i banchi di scuola.
Avevamo entrambi 17 anni. Io studentessa di ragioneria, lui studente di biologia con il sogno di diventare insegnante.
Era l’unico ragazzo che riusciva a combattere la mia timidezza.
Carlo ha sempre avuto la grande capacità di farmi sentire al sicuro. E pensare che in molti dicevano che la nostra storia sarebbe finita.
“Siete così diversi voi due” ci sentivamo ripetere in contonuazione.
Io ho interrotto gli studi per andare a lavorare. L’università non faceva per me.
Carlo invece ha proseguito la sua formazione scientifica ed è diventato professore.
Era caparbio, il mio Carlo.
Ci stavamo frequentando da poco e un giorno mi ha detto: “Silvia, noi ci sposeremo e metteremo su famiglia insieme”.
Per me era una semplice battuta, lui invece era sicuro delle sue parole.
Chi lo avrebbe mai detto che quel ragazzo alto e con la testa tra le nuvole, un giorno, sarebbe diventato veramente mio marito, il padre dei miei figli, la mia ancora.
Carlo se n’è andato all’improvviso un domenica mattina.
Il suo cuore non ci ha dato nemmeno il tempo di salutarlo, di dargli un ultimo abbraccio. La sua morte ha sconvolto le nostre vite.
Oltre al dolore di aver perso un marito ed un padre, ci siamo trovati ad affrontare molte difficoltà, anche economiche.
L’unica fortuna che ho è di avere accanto a me i nostri splendidi figli.
Cosa farei senza di loro?
Flavia ha solo 16 anni ma ha le idee ben chiare. Adora leggere le poesie di Emily Dickinson e dice che una volta terminate le superiori vuole fare Lettere.
“Il babbo faceva il mestiere più bello del mondo. So che ci vorrà tempo e fatica, ma anche io voglio fare l’insegnante”, ripete spesso mia figlia. Ha una caparbietà quella ragazza.
Matteo invece è più posato, forse ha preso da me come carattere.
È un ragazzo silenzioso. Sembra fragile, ma non lo è affatto.
Dopo la scomparsa di suo padre è venuta fuori tutta la sua forza d’animo.
Da quando Carlo non c’è più sono cambiate molte cose.
Flavia per diversi mesi non ha fatto altro che uscire. Non riusciva a stare in casa senza pensare continuamente al suo babbo. Per fortuna nell’ultimo periodo sembra aver trovato un equilibrio.
Matteo invece, di colpo, è maturato all’inverosimile. Mi dispiace solo che si senta caricato di una responsabilità che non gli spetta. Un ragazzo a 19 anni dovrebbe pensare a divertirsi, non ad aiutare sua mamma a fare i conti delle spese familiari.
Non mi è mai piaciuto fare il calcolo di tutto ciò che spendiamo. Quello era il grande passatempo del sabato mattina di Carlo.
Io e Matteo facciamo del nostro meglio, ma non raggiungeremo mai la sua precisione.
Forse non mi piace fare questi calcoli perché ogni volta mi rendo conto che abbiamo più uscite che entrate.
Senza lo stipendio di mio marito abbiamo dovuto cambiare le nostre abitudini.
E alla fine ogni sforzo che facciamo sembra non bastare mai.
Dati ISTAT dimostrano che, nel 2019, le famiglie italiane hanno speso in media 2.560 euro al mese ciascuna. Più della metà ha una spesa mensile di 2.159 euro.
Nel 2020 questo dato è diminuito di oltre il 12%.
Questo fa capire che molte spese superflue, complice la situazione socio-sanitaria in cui ci siamo trovati, vengono piano piano eliminate.
(fonte: https://www.istat.it/it/archivio/244051)
Le spese mensili di una famiglia comune, come quella di Carlo e Silvia, si avvicinano molto a queste medie nazionali.
Vediamo perché.
In tre, solo per lo stretto necessario (gestione della casa, spese alimentari, costo dei trasporti, spese mediche) spendiamo 1.450€ al mese!
Senza considerare le spese scolastiche dei ragazzi, le rate del mutuo (di 550,00 € ogni mese) e altre spese extra, ma comunque necessarie, come il controllo della caldaia.
Adesso ci siamo abituati ad uno nuovo stile di vita. Abbiamo praticamente eliminato le uscite o le cene fuori casa.
Flavia non mi chiede più di comprarle qualche nuovo vestito e Marco ha smesso di andare in palestra e, senza nemmeno dirmi niente, ha rinunciato alla gita scolastica.
Anche i ragazzi hanno capito la situazione in cui ci troviamo.
Si stanno comportando in maniera molto matura e non mi stanno facendo pesare questo problema. Eppure io, la notte, non riesco a dormire.
Prima, con il mio stipendio e quello di mio marito riuscivamo a mantenere uno stile di vita buono. Non abbiamo mai fatto viaggi stellari o cene in ristoranti blasonati, ma eravamo felici così: soddisfatti della nostra quotidianità. Non ci mancava niente!
La nostra situazione economica, da quando Carlo non c’è più, si è completamente ribaltata.
Carlo faceva l’insegnante da 25 anni. Prima della sua scomparsa era arrivato a percepire 1.643 euro al mese.
Silvia lavora come impiegata contabile in un’azienda di carpenteria metallica e prende uno stipendio mensile di 1.250 euro.
Ecco la somma degli stipendi dei due coniugi:
1.643,00 + 1.250,00 = 2.893,00 €
Prendiamo il dato ISTAT di spesa media mensile di una famiglia italiana: 2.560,00 €.
Compariamo le entrate e le uscite: 2.893,00 – 2.560,00 = 333,00 €
Vediamo che Silvia e Carlo, riuscivano a risparmiare 333 euro ogni mese.
Ma dopo la scomparsa di Carlo le cose sono cambiate.
Adesso Silvia deve mantenere lei e i suoi figli con il suo solo stipendio: 1.250,00 – 2.560.00 = – 1.310,00 €
È semplice capire che Silvia, con le sue sole forze, non è in grado di accollarsi tutte le spese familiari, compreso un mutuo di 550 Euro!
Ma ci sono delle tutele statali per Silvia?
Vediamo quale sostegno economico è previsto per il coniuge che rimane in vita.
Inizialmente ho pensato che i nostri risparmi ci avrebbero tutelato, almeno fino a che i ragazzi non fossero diventati autonomi.
Mi sbagliavo. Senza un reddito si fa presto a prosciugare il conto in banca.
Ho ripensato a come se ne erano andati velocemente i nostri soldi per pagare l’assistenza di mamma nei suoi ultimi anni di vita. In poco tempo, senza accorgercene, avevamo speso una cifra veramente consistente.
“Ci abbiamo messo anni ed anni a risparmiare questi soldi e guarda come fanno presto ad andarsene.” diceva sempre Carlo.
Aveva ragione.
Una cosa è chiara: per mandare avanti la famiglia non posso contare sulle mie finanze. Cosa fare allora?
“Ci sono dei sussidi statali, speriamo che almeno questi ci diano una boccata d’aria”, ho pensato.
Mi hanno detto di fare domanda all’INPS.
Io e i miei figli abbiamo diritto a percepire la cosiddetta pensione ai superstiti.
La pensione ai superstiti è una prestazione che viene riconosciuta ai familiari del lavoratore o del pensionato deceduto, al fine di assicurare il loro sostentamento nel momento in cui viene meno una importante fonte di reddito.
Nel caso del decesso di un pensionato prende il nome di Pensione di reversibilità, mentre nel caso di un lavoratore, come Carlo, viene chiamata Pensione indiretta.
Chi ha diritto a questa pensione?
- il coniuge, o unito civilmente
- il coniuge separato o divorziato (solo nei casi in cui l’ex coniuge in vita percepisca un assegno di mantenimento o un assegno divorzile e non sia risposato)
- i figli (minorenni, fino a 21 anni se studenti, fino a 26 anni se studenti universitari, o senza limiti di età se inabili al lavoro) - anche adottivi, riconosciuti o a carico del defunto.
- i genitori con più di 65 anni, che risultano a carico del defunto e che non percepiscono già una pensione diretta o ai superstiti
- i fratelli celibi/nubili a carico del defunto e inabili al lavoro (solo nei casi in cui i genitori del defunto non usufruiscano già di tale pensione)
C’è però un vincolo. Il lavoratore defunto deve aver versato almeno 15 anni di contributi (780 contributi settimanali) in tutta la vita assicurativa oppure, in alternativa, almeno 5 anni di contributi (260 contributi settimanali), di cui 3 (156 contributi settimanali) nei cinque anni precedenti al decesso.
(Fonte: https://www.inps.it/nuovoportaleinps/default.aspx?itemdir=49957)
Nel caso in cui non sussistano i requisiti necessari per percepire la pensione, per il coniuge o i figli superstiti, è prevista una indennità una-tantum: l’indennità di morte.
L’indennità di morte è una prestazione che viene riconosciuta ai familiari del lavoratore o del pensionato deceduto, nel caso in cui quest’ultimo non abbia raggiunto i requisiti contributivi per attribuire agli eredi una pensione ai superstiti.
Nel caso di Silvia invece la situazione cambia, in quanto vedova di un lavoratore con una carriera di oltre 20 anni.
Ma la situazione della famiglia di Silvia non è comunque molto rosea.
A quanto ammonta la pensione indiretta ai superstiti a cui ha diritto Silvia?
Supponiamo che l’ammontare dei contributi versati da Carlo , in 22 anni di lavoro statale, sia: 250.984 €
Moltiplichiamo 250.984 € per 4,186%.
Ovvero il coefficiente di trasformazione del montante contributivo, dell’anno in corso, relativo all’età in cui il lavoratore è deceduto.
Otteniamo un ammontare annuo di 10.506,19€.
Se dividiamo questa cifra per 12 mensilità, scopriamo che la Pensione indiretta dei superstiti di Carlo è di 875,51 € al mese.
I superstiti, hanno diritto ad una percentuale sulla pensione del defunto, in base alla composizione familiare.
Silvia, avendo due figli a carico (Flavia ha 16 anni, Matteo 19, che non lavorano) avrebbe diritto a percepire il 100% di 875,51 Euro.
Se il figlio maggiorenne diventasse autonomo, il reddito percepito da Sivia si ridurrebbe all’80%, ovvero 770,40 Euro.
Invece, quando Silvia non avrà più figli a carico riceverà il 60% della pensione del marito, ovvero 525,30 Euro.
Cifre ben lontane dallo stipendio che riusciva a portare a casa Carlo.
Sommiamo lo stipendio di Silvia al contributo che riceverà e a questi sottraiamo le spese familiari:
(1.250,00 + 875,51) – 2.560.00 = – 434,49 €
Vediamo che comunque, con le spese familiari ordinarie, questo sussidio risulta insufficiente. A Silvia mancano sempre 434,49 € nel bilancio familiare. Senza considerare le spese extra del mutuo.
Come posso andare avanti così?
I ragazzi devono ancora finire di crescere, devono studiare. Le bollette continuano ad arrivare. La banca vuole le rate del mutuo. Io mi sento persa senza mio marito a fianco!
So bene che le mie risorse sono insufficienti e gli aiuti statali, purtroppo, sono una goccia nel mare. Vorrei avere Carlo vicino a me. Vorrei che mi dicesse cosa devo fare, come devo comportarmi.
In ditta da noi hanno anche avviato qualche licenziamento del personale, perché il lavoro si è ridotto.
Spero di non essere a rischio, altrimenti la situazione diventerà drammatica.
Ho pensato di cercare un altro lavoro, ma alla mia età non è semplice trovare qualcosa.
I ragazzi ancora non lo sanno, non voglio preoccuparli ancora di più.
Matteo ha deciso che abbandonerà l’idea di fare Ingegneria, ha detto che vuole trovare un lavoro per darmi una mano.
Flavia ancora deve terminare le superiori e nessuno le toglie dalla testa di voler fare l’insegnante, come suo padre.
Spero solo di poterla aiutare a realizzare il suo sogno, ma ho paura.
Ho paura perché mi sento sola.
Sento che ogni sforzo che faccio serve solo a mettere dei piccoli cerotti.
E se capita qualche imprevisto in più? Come faccio a cavarmela?
Già è difficile andare avanti senza mio marito, figuriamoci se ci si mettono anche le difficoltà economiche.
Chi lo avrebbe mai detto.
Abbiamo costruito una vita insieme, avevamo grandi progetti per noi e per i ragazzi e adesso tutto è andato in fumo. È incredibile quanto si dia per scontato la stabilità quotidiana. Poi basta un alito di vento per buttare giù tutto il castello. Prima non ci pensi.
La vita è proprio un equilibrio.
A volte basta un battito di ali per cambiare le carte in tavola. Capisci che siamo fragili, che non possiamo controllare l’ordine delle cose.
Spero che Carlo possa vegliare su di noi e possa darci la speranza per affrontare il futuro, qualsiasi cosa ci aspetti.