Che bei pomeriggi a casa di Alessio, quando eravamo piccoli e spensierati.
Li ricordo ancora tra i più belli della mia vita.
Niente avrebbe potuto farci del male. La parola domani non esisteva, contava solo l’oggi. “Oggi a cosa giochiamo?”, “Oggi vieni te a casa mia?”, …
Carla, la madre di Filippo, all’epoca faceva la casalinga e ci ospitava sempre a casa sua.
Se chiudo gli occhi la vedo ancora lì, intenta a prepararci la merenda. La ricetta era pane con il pomodoro “strusciato”, infarcito di battute che ci facevano morire dalle risate.
È vero che sono passati molti anni, ma non riesco ancora a crederci.
Sai che sei diventato grande e che i tuoi genitori invecchiano, ma ritrovarsi di fronte alla fragilità dell’essere umano fa sempre stringere il cuore.
Quando io e Alessio eravamo piccoli, sua madre si prendeva cura di noi. Stava in disparte durante le nostre giornate di gioco, e appena qualcosa non andava ce la ritrovavamo lì accanto, pronta ad aiutarci.
Ricordo ancora quella volta in cui cascai di motorino. Eravamo così piccini che non arrivavamo nemmeno ad appoggiare i piedi a terra, ma volevamo comunque provare a guidarlo. Un paio di giri e mi ritrovai sull’asfalto con un ginocchio sbucciato e un polso slogato. Ci pensò la Carla a soccorrermi e a difendermi dalle ire della mamma.
È passata una vita da quei giorni spensierati e casa di Carla non ci sono più tornato. Ogni tanto mi capitava di vederla spesso per il paese, oppure quando si fermava a casa della mamma a salutarla.
Quando ci incontravamo era una festa. Le persone che ti stanno vicine nell’infanzia te le porti nel cuore tutta la vita e Carla è una di queste.
Qualche giorno fa la vedo fuori da casa sua e, come semprem le spalanco un sorriso davanti: “Ciao Carla! Come va?”.
La vedo subito in difficoltà, la stessa che scorgi nelle persone che non ti riconoscono quando le saluti. Ma come è possibile? Sono sempre lo stesso e ci siamo visti poco meno di un anno fa.
“Carla sono io, Filippo”. Vedo di nuovo il suo sguardo perso nel vuoto e decido di rinunciare.
Capisco che qualcosa si è incrinato in lei. Quella donna, che ai miei occhi è sempre apparsa come una forza della natura, invincibile, adesso è diventata fragile come una foglia secca.
Sconfortato, prendo il telefono e chiamo Alessio. Il mio amico mi dice che in pochissimo tempo la vitalità di sua mamma era stata spezzata da una malattia. Una di quelle terribili, che piano piano ti impediscono di riconoscere perfino il volto di tuo figlio.
Ci sono rimasto malissimo. Non son riuscito a togliermi questo pensiero per tutto il giorno. È come se con la sua memoria se ne fosse andata una parte della mia infanzia.
Allora ho pensato subito a mia mamma. E se succedesse anche a lei?
Faccio un respiro profondo e penso che qualsiasi cosa succeda posso proteggere i miei genitori, posso garantirgli l’amore e la protezione che loro sono stati in grado di donarmi per tutta la mia vita.
Filippo