Daniela Fregosi è una consulente e formatrice che lavora su tutto il territorio nazionale. Nasce nel 1967 in Maremma. Dal 1992 inizia a fare formazione in aula, per sviluppare le capacità personali, professionali e manageriali dei lavoratori iscritti ai suoi corsi. Dal 1996 si specializza ed inizia a occuparsi di Formazione Esperienziale, una particolare metodologia formativa applicata sui dipendenti di grandi aziende, da L’Oreal ad Alitalia.
Nel 2013 Daniela contrae il cancro al seno e da allora inizia a vivere la malattia come una nuova esperienza, trasformandola una battaglia civile in difesa dei diritti dei lavoratori autonomi colpiti da malattie gravi o prolungate attraverso il suo Blog “Afrodite K”.
Perché ti sto raccontando la storia di Daniela?
Perché Daniela, fin dal momento della diagnosi di cancro al seno, intuendo le difficoltà che avrebbe avuto come lavoratrice autonoma, ha cercato di adattarsi alla sua nuova condizione. Ha pensato a come poter fare per tutelare la sua situazione lavorativa ed economica, perché, come dice lei sul suo blog “un tumore rimane un tumore, non è un’influenza che, massimo 10 giorni, te la levi di torno”.
Daniela ha iniziato a fare ricerca e a capire se avesse diritto ad “ammortizzatori sociali” in grado di sostenerla durante il periodo delle cure, perché, anche se la storia fosse andata lieto fine, sarebbe dovuta stare lontana dal lavoro per un bel po’.
Ecco cosa racconta Daniela di questa esperienza:
Mi sforzavo di dire a destra e manca che ero una libera professionista e che questo tumore al seno non aveva su di me lo stesso effetto che poteva avere su una lavoratrice dipendente che poteva tranquillamente ancora contare sul suo stipendio regolare (mentre invece io sin dal primo mese ero stata costretta a fermarmi).
Ma niente, nessun consiglio e nessuna dritta mi arrivava dai medici e dal commercialista. E’ iniziato allora per me un viaggio terrificante con i patronati che fanno quello che possono con code interminabili di utenti in cerca di informazioni, gli operatori del call center Inps a cui devi spiegare tu l’ultima circolare del maggio 2013 riguardante i lavoratori autonomi e che ti ringraziano pure per l’informazione. Insomma, meno male che sono bella sveglia, che il tumore mi è arrivato alla tetta e non al cervello e che so navigare molto bene in internet, altrimenti ero fritta.
Oltre alla mancanza di informazioni e diritti, anche la beffa. Mi sono dovuta difendere, infatti, anche da un mantra ricorrente che mi ossessiona ancora adesso “Ma come, non ce l’hai un’assicurazione privata?”
Una cosa così, grazie agli innumerevoli stereotipi che imperversano, la chiedono solo ai liberi professionisti, tutti convinti che, siccome ce la spassiamo alla grande a far quello che ci pare, a non avere padroni, ad evadere di brutto e ad arricchirci alla faccia degli altri poveri lavoratori, il minimo è che cacciamo i soldi almeno per le assicurazioni private e non rompiamo troppo le scatole all’Inps, anche se abbiamo un tumore.
Sì, l’assicurazione malattia ce l’ho ma visto che dal 1997 l’Inps ha reso obbligatori i versamenti e l’aliquota è passata dal 10% all’attuale 27,72% i soldi doppi per pagare tutto un qualsiasi autonomo della gestione separata non ce l’ha.
E’ già grasso che cola se riesce ad avere una piccola assicurazione malattia con premi bassi che non copre quasi nulla (giusto la degenza ospedaliera, non certo mesi e mesi di terapie per un cancro).
Fonte: http://tumoreseno.blogspot.it/p/la-mia-storia.html
Ecco, Daniela, con grande sincerità e forza d’animo, ha espresso uno dei più grandi disagi del lavoratore autonomo.
Chiunque abbia una partita iva sa bene quanto possa essere difficile mantenere i soldi guadagnati. Le tasse stroncano letteralmente le gambe di un lavoratore autonomo. Se anche tu lo sei puoi capire bene quello che sto dicendo.
Daniela ci sta raccontando che i costi per mandare avanti un’attività propria sono molti e che per far fronte a queste spese ha dovuto rinunciare ad avere un’assicurazione privata degna di questo nome.
Sì perché un’assicurazione è tale quando può assicurare qualcosa e Daniela ci dice che nel suo caso “non copre quasi nulla (giusto la degenza ospedaliera, non certo mesi e mesi di terapie per un cancro)”.
Il problema vero è questo, oltre ad avere un grave disagio fisico e psicologico, alla fine ti accorgi che non puoi nemmeno contare su un’assicurazione privata per la quale hai versato i tuoi soldi guadagnati.
E’ vero che le spese di un lavoratore autonomo sono tante, proprio per questo è giusto investire al meglio i soldi guadagnati. Purtroppo Daniela ha avuto anche la sfortuna di non incontrare persone che la sapessero guidare.
Anche se sei un professionista affermato, con una capacità di analisi e delle buone conoscenze, hai bisogno di un Aiuto esterno valido per poter rendere più sicura la tua vita.
Leggendo la storia di Daniela mi viene da pensare:
Cavolo, se avesse incontrato una buona guida assicurativa a quest’ora avrebbe risparmiato denaro e si vedrebbe tutelata nel suo percorso di cura lontano dal lavoro.
Proprio così, perché investire denaro in un’assicurazione sanitaria privata con premi bassi, molto spesso rischia di essere uno sforzo inutile, tanto vale spendere quei soldi in altro modo.
Ti spiego meglio. Con il tuo stipendio, con i tuoi risparmi, sai di dover fare delle determinate spese, che sono necessarie per te. Ognuno ha il proprio budget da poter destinare ad un’assicurazione e non è detto che sia una cifra esorbitante, è normale.
E’ comprensibile che anche chi, come Daniela, ha capito l’enorme importanza di un’assicurazione sulla malattia e sugli infortuni non abbia così tanti soldi da destinarvi. Benissimo! Il bravo assicuratore, colui che pensa “a te” e non “a vendere a te”, ti suggerisce come sfruttarli al meglio.
Se tu venissi da me e mi dicessi, io ho solo questo budget da investire, ti direi:
E’ molto più probabile che ti rompa un braccio e che tu non possa lavorare per un paio di mesi. E’ invece meno probabile che una malattia ti costringa a stare a casa per molto tempo o per sempre. Certo, è vero…ma se ti ritrovi proprio in questa situazione, come fai? Se un incidente ti rende invalido per sempre che fai? Se un tumore ti impedisce di lavorare e di portare soldi a casa, come fai?
Quindi ti direi che il fisioterapista per la riabilitazione del tuo braccio rotto, con un pochino di sacrificio, puoi pagartelo da solo. E se stai a casa un paio mesi, magari tiri la cinghia, ma ce la fai da solo. Se invece ti ritrovi come Daniela, da solo fai poco, praticamente niente!!!
Con gli stessi soldi ti proteggi per un caso molto più grave e angosciante per la tua vita e per quella della tua famiglia!
Mi rattrista sapere che le speranze che una persona malata aveva affidato ad un’assicurazione adesso non contano niente.
Questa storia, purtroppo, mi serve per raccontarti che una copertura assicurativa non vale come un’altra, che non basta avere una polizza per sentirsi protetti. Se sei un malato che non è più in grado di lavorare, cosa ci fai con qualche rimborso che ti copre la degenza ospedaliera?
Avresti bisogno di rimanere a casa sapendo che, anche se non hai più uno stipendio, qualcuno paga le tue cure, ti permette di fare la spesa, di mantenere la tua casa e di dedicare attenzione a te stesso e ai tuoi affetti (anziché gravare su di loro).
Quindi non basta aprire una copertura da malattia e infortuni per tutelarsi in caso di tragedia improvvisa e per vivere serenamente la propria condizione di lavoro. I rimborsi per le piccole spese sanitarie non servono a niente, meglio investire qualche euro in più al mese ma avere la certezza di essere coperti totalmente.
Perché le piccole spese o i piccoli disagi si possono gestire, ma quando si tratta di non poter contare più su uno stipendio è dura pagarsi le spese mediche adeguate, fare la spesa, pagare le bollette, mandare i figli a scuola.
Certo che non puoi sapere queste cose, nessuno normalmente ci pensa, e spesso, purtroppo, chi decide di aprire una polizza da infortuni o da malattia trova chi, pur di vendere qualcosa, ti dice che “se non hai molti soldi, assicurati per ciò che è più probabile che ti accada, almeno sei un più tranquillo, a casi più gravi non ci pensiamo”….bene, non è così, se credi questo fai prima a tenerti i tuoi soldi in tasca.
E’ come ripararsi con un foglio di giornale quando fuori grandina: o ti crei un bel riparo o tanto vale che tu resti in casa.
Ti dico questo perché, specialmente se sei un professionista, nessuno garantisce niente per te. I lavoratori non sono realmente protetti e al giorno d’oggi se non ci pensi da solo a costruirti delle certezze, o meglio se non trovi qualcuno in gradi di costruire delle certezze intorno a te, allora rimani fregato…ma fregato alla grande!
E quando una persona si trova, come Daniela, a dover combattere contro una malattia non può sentirsi ingannata, ha bisogno di essere rassicurata e di avere la sicurezza di poter contare su qualcuno e su qualcosa.